Partirà oggi e si concluderà il 9 novembre all’Università Mediterranea di Reggio Clabria il convegno “Un Paese ci vuole. Studi e prospettive per i centri abbandonati e invia di spopolamento”. Un convegno che “analizza gli effetti dei processi di abbandono dei piccoli centri europei sul patrimonio culturale materiale e immateriale e individua possibili strategie per il loro rilancio sociale e economico”. Un fenomeno che “sta emergendo diffusamente in tutta la sua gravità, nonostante la crescente sensibilità verso la salvaguardia del patrimonio culturale e stili di vita partecipi alle problematiche ecologiche e sociali connesse ai grandi centri urbani”. In effetti, quella dei piccoli centri, spesso situati in aree marginali, interne e montane, è quasi sempre una storia fatta di partenze e di abbandoni ma solo raramente di ritorni. Emigrazione economica, denatalità, catastrofi naturali, epidemie, eventi bellici, cambiamenti climatici, nuove reti infrastrutturali, mutamenti socio-culturali sono solo alcuni dei fattori che nel corso dei secoli, in maniera congiunta o singolarmente, in modo repentino o graduale, hanno spinto e, specie in Italia, continuano a spingere le popolazioni ad abbandonare i loro luoghi di origine. In quest’ottica, il convegno intende proporsi “come un’occasione di approfondimento delle cause che hanno portato a processi di spopolamento dei piccoli insediamenti urbani e avviare una riflessione sugli effetti – reversibili o permanenti – che quei processi hanno generato sul territorio e sulle comunità. Perdendo abitanti, le comunità locali rischiano di smarrire la propria identità culturale, il patrimonio architettonico si degrada più rapidamente, le attività economiche vengono abbandonate, tradizioni millenarie rischiano di essere dimenticate. A ciò si aggiunga il considerevole aumento del rischio di dissesto idrogeologico, connesso alla mancata cura del territorio, mentre parallelamente, cresce la congestione nei centri urbani. Il convegno avvia un’ampia riflessione sulle strategie atte a contrastare il fenomeno di spopolamento e individua alcune tra le possibili modalità per la valorizzazione anche economica dei piccoli centri. A tal fine, si pone in una prospettiva transdisciplinare, entro cui i settori che per tradizione si occupano dei fenomeni di trasformazione del territorio e del patrimonio costruito (il restauro, la storia dell’architettura, la storia della città e del territorio, l’urbanistica), si possano confrontare proficuamente con approcci metodologici diversi, quali quelli della sociologia, antropologia, storia economica, geografia urbana e territoriale