Il 20 agosto 2018 la vita di dieci persone fu interrotta nelle Gole del Raganello, all’interno del Parco Nazionale del Pollino. Il gruppo di escursionisti fu sorpreso a monte del “Ponte del Diavolo” dalla piena del torrente, ingrossato dalla pioggia che stava cadendo abbondante da ore sulla regione, mentre era intento a fare rafting. Una tragedia immane che convolse ben 44 escursionisti, provenienti soprattutto dalla Lombardia, che stavano facendo “canyoing”, in un canyon che il torrente Raganello crea tagliando il massiccio del Pollino, con sulla testa rocce alte 600 metri a picco sul fiume, che inizia dalla Sorgente della Lamia fino a raggiungere un’area attigua all’abitato di Civita. Oggi è il tempo delle commemorazioni, delle preghiere delle fiaccolate per una tragedia, che la conclusione delle indagini un mese fa, ha confermato poteva essere evitata. Secondo gli inquirenti fu ignorata l’allerta meteo da parte di amministratori locali, operatori turistici e guide, per un totale di 14 persone, per i quali i pm si preparano a chiedere il rinvio a giudizio. Dei 44 escursionisti coinvolti nell’incidente del Raganello, 10 sono morti. Tra di loro, c’era Antonio De Rasis, 32enne di Cerchiara, guida esperta, volontario della Protezione civile e tra i soccorritori della tragedia di Rogopiano. Maria Immacolata Marrazzo, avvocato di Torre del Greco, in provincia di Napoli, era in vacanza con il marito e i due figli quando la furia dell’acqua del torrente l’ha strappata per sempre ai suoi cari, che invece sono sopravvissuti. Stessa sorte per i due romani Carlo Maurici e Valentina Venditti, rispettivamente di 34 e 35 anni. Le due amiche pugliesi Miryam Mezzolla e Claudia Giampietro, entrambe modelle, non ce l’hanno fatta a salvarsi nelle Gole del Raganello, dove stavano facendo rafting, così come il loro conterraneo Gianfranco Fumarola, agente della polizia penitenziaria che ha lasciato la moglie e tre figli, i quali erano con lui a Civita e sono riusciti a mettersi in salvo aggrappandosi a dei rami. Era di Qualiano, nel Napoletano, la coppia di coniugi deceduti l’agosto scorso in Calabria composta da Carmen Tammaro e Antonio Santopaolo: le loro due figlie di 10 e 12 anni sono finite in ospedale dopo il disastro ma sono vive. Infine, si ricordi il coraggio della piccola Chiara, superstite della strage: è stata trovata in ipotermia e sotto choc accanto ad un cadavere ma si è ripresa velocemente diventando il simbolo di quella triste giornata. Oggi, a distanza di un anno, nella chiesa di Santa Maria Assunta alle 18 è in programma una messa in suffragio a cui parteciperanno le autorità civili, religiose e militari del comprensorio, i componenti del “Comitato Familiari Vittime del Raganello”, presieduto da Teresa Santopaolo, i familiari delle vittime e i rappresentanti istituzionali delle comunità di alcune delle vittime. Subito dopo, alle 20, organizzata dallo stesso comitato ci sarà una fiaccolata che arriverà fino al Belvedere. “Ad un anno da quel terribile lunedì vogliamo ricordare chi non c’è più – ha detto il sindaco di Civita, Alessandro Tocci. – Lo vogliamo fare sommessamente e in modo molto sobrio. Vogliamo testimoniare, ancora una volta, la nostra vicinanza ai familiari delle dieci vittime. Un evento che ha stravolto la vita di una piccola comunità. Un triste ricordo indelebile ma che ci deve spronare ad andare avanti. Quanto successo il 20 agosto dell’anno scorso non potrà e non sarà cancellato dalla memoria della comunità civitese, sottolineando, però, che la comunità che mi onoro di rappresentare ha vissuto quest’anno con grande dignità e con grande senso di umanità”.