Un paziente su due, affetto da tumore, ha un’aspettativa di vita a 5 anni con percentuali sensibilmente maggiori per alcune patologie ad alta incidenza come quella prostatica e quella mammaria, grazie alle conquiste nelle terapie sempre più integrate e proiettate verso una personalizzazione del trattamento. Terapie mirate, meno tossiche, improntate sia nel perseguire il miglior controllo possibile della malattia. Tutti gli studi ci dicono che il 50% dei nuovi casi di cancro necessiterà di trattamenti radioterapici. Il dramma è che accedere alla radioterapia nei paesi più poveri è quasi impossibile. Solo il 10% della popolazione può giovarsene. Purtroppo tra questi paesi c’è la Calabria. In Calabria siamo poco meno di 2 milioni di abitanti. Si stima che la percentuale di pazienti con diagnosi di tumore si aggiri sul 3% della popolazione complessiva. Quindi parliamo di 70 mila calabresi affetti da tumore. Nel 2017 quasi certamente registreremo 10.450 nuovi casi di tumore, e di questi circa la metà avrà necessità di sottoporsi ad un trattamento radioterapico. Nella sola provincia di Crotone che conta 180.000 abitanti/residenti è da attendersi un numero che oscilla tra i 600 e i 1000 nuovi casi/anno. Questo fa stimare per gli anni a venire, una richiesta di trattamenti radioterapici nella sola provincia di Crotone per circa 500 pazienti/anno. Per questo motivo il Marrelli Hospital ha scelto di installare un Linac ad Alta Tecnologia con accuratezza sub millimetrica nei trattamenti di radiochirurgia e radioterapia stereotassica. Uno sforzo importante che non può essere ignorato dalle Istituzioni preposte al rilascio delle dovute autorizzazioni. La speranza è che Dipartimento Salute e Ufficio del Commissario non perdano altro tempo. Questo è il modello di sanità che può aiutare la Calabria a bloccare l’emigrazione sanitaria e diventare attraente per i suoi cittadini. Ma le macchine, il Marrelli Hospital, i suoi medici e paramedici non bastano. C’è bisogno che si determini la pubblica amministrazione.