Nel sud si fa meno prevenzione oncologica e le persone per curarsi sono costrette a recarsi al Nord. E’ quanto emerge dal rapporto Svimez “Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute”, presentato a Roma in collaborazione con Save the Children. In particolare, è per le patologie più gravi che gli abitanti delle regioni meridionali sono costretti ad andare al nord. In dettaglio, si fa curare al nord il 22% dei malati oncologici del Sud. Quasi 12 mila 500 pazienti meridionali si sono spostati per ricevere cure in un servizio sanitario regionale del Centro o del Nord nel 2022. Solo 811 pazienti del Centro-Nord hanno fatto il viaggio inverso. E purtroppo è la Calabria a registrare l’incidenza più elevata di migrazioni: il 43% dei pazienti si rivolge a strutture sanitarie di Regioni non confinanti. Seguono Basilicata e Sicilia. Al Sud, i servizi di prevenzione e cura sono dunque più carenti, minore la spesa pubblica sanitaria, più lunghe le distanze da percorrere per ricevere assistenza. Save the Children evidenzia numeri crescenti anche nelle migrazioni sanitarie pediatriche da Sud verso il Centro-Nord, segno di carenze o di sfiducia nel sistema sanitario delle regioni del Mezzogiorno. Un terzo dei bambini e degli adolescenti si mette in viaggio dal Sud per ricevere cure per disturbi mentali o neurologici, della nutrizione o del metabolismo nei centri specialistici convergendo principalmente a Roma, Genova e Firenze, sedi di Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico pediatrici.