C’è uno stretto legame tra la Sardegna e la ‘ndrangheta calabrese per il traffico di cocaina. Ne sono certi i carabinieri del Ros che questa mattina con l’operazione Marghine hanno scritto il capitolo conclusivo di un’ampia indagine che ha smantellato un’organizzazione criminale che da anni gestiva il traffico di droga tra le due regioni. In manette, su disposizione della Procura distrettuale antimafia e antiterrorismo di Cagliari, sono finiti i sardi Francesco Porcu, 64 anni di Borore, Silvano Murgia, di 77 di Uras, Costantino Dore, di 60, originario di Orgosolo ma domiciliato ad Arborea, e Salvatore Innocenti, di 34 di Fonni. Con loro i calabresi, tutti di San Luca, Antonio Strangio, di 63 anni, Giuseppe De Luca, di 64, già detenuto perché sorpreso con 5 chili di cocaina al porto di Olbia, e Sebastiano Ficara, di 36. I sette sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga. Le indagini dei carabinieri del Ros sono partite nel 2017 e si sono concentrate dapprima sulla figura di Francesco Porcu, personaggio già noto alle forze dell’ordine, coinvolto nel sequestro dei due fratelli torinesi Giorgio e Marina Casana, avvenuto il 22 agosto del 1979 a Capo Pecora. Un lavoro investigativo che ha consentito di scoprire i collegamenti di Pocru con personaggi legati alle ‘ndrine calabresi. Successivamente l’attenzione degli specialisti dell’Arma si è spostata su Silvano Murgia, sposato con la sorella di Antonio Strangio. I carabinieri del Ros hanno ricostruito tra il 2019 e il 2020 numerosi viaggia tra Calabria e Sardegna durante i quali sono stati trasportati complessivamente una ventina di chili di cocaina. Il culmine dell’attività di indagine è arrivato a maggio del 2019 con l’arresto di De Luca, bloccato al porto di Olbia mentre trasportava 5 chili di stupefacente, e ad agosto del 2020 con il sequestro di 500mila euro a Salvatore Innocenti: il denaro sarebbe servito per pagare una delle partite di cocaina.