Roma, 10 gennaio 1980. Barbara Piattelli, la figlia del famoso sarto Bruno, sta rientrando a casa con la madre. E’ di corsa, perché ha appuntamento con il fidanzato per andare a vedere il nuovo spettacolo di Carlo Verdone. Entra con l’auto in garage quando due banditi, quasi certamente tre, l’aggrediscono. Tirano lei fuori dalla macchina e gettano in terra la madre, minacciandola con la pistola. Barbara ha solo 27 anni e il suo diventerà uno dei più lunghi rapimenti a scopo d’estorsione di cui sia stata vittima una donna. Per la prima volta, dopo oltre 40 anni, è proprio lei a ripercorrere quell’incubo, rimasto ancora un mistero, e i mesi durissimi di prigionia che seguirono in “343 giorni all’inferno”, il documentario scritto e ideato da Vania Colasanti, con la collaborazione di Vincenzo Faccioli Pintozzi e la regia di Letizia Rossi, in prima visione esclusiva su RaiPlay dal 25 novembre. Dopo il rapimento Bulgari, è un nuovo capitolo della collana “Racconti Criminali”, dedicata alla narrazione di una delle pagine più buie del nostro Paese, quella legata ai sequestri di persona. “Questa vicenda mi ha rubato un anno di vita che nessuno mi restituisce”, racconta lei, forte fortissima, anche quando in quella grotta in Aspromonte i suoi aguzzini arrivarono a tenerla in catene. O quando oggi si commuove a ripensare a quei momenti, per i quali non ha mai avuto giustizia. Nel documentario, anche le inedite registrazioni originali delle telefonate tra il bandito e i familiari, immagini d’epoca dall’archivio delle Teche Rai e gli interventi della sua famiglia oltre che di Carlo Verdone, Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, e Michele Giuttari, che prima di dirigere la Squadra Mobile di Firenze è stato a capo di quella di Cosenza. Il prossimo appuntamento con “Racconti Criminali” sarà a dicembre, con la storia del sequestro dei fratelli Casana.