“La fase ‘due’ della legislatura regionale suggellata dal ‘Cantiere Calabria’, al di là delle valutazioni su quanto fin qui fatto, richiede, se si vuole onorare l’impegno al cambiamento assunto con l’elettorato nel 2014, un approfondimento sulle criticità strutturati del sistema regione che sono il lascito di circa cinquant’anni di regionalismo caratterizzato, specie nel Mezzogiorno, più da ombre che da luci”. L’ha detto la consigliera regionale di Calabria in Rete Flora Sculco nel corso di un incontro con dirigenti e militanti del suo movimento che si è tenuto a Crotone. “In tal senso – ha aggiunto – fermo l’obiettivo prioritario di colmare con l’intervento del governo il deficit infrastrutturale che penalizza la Calabria nel contesto internazionale, è decisivo capire come rendere coeso il sistema-regione oggi pericolosamente frammentato. Non organizzato secondo logiche unitarie e, pertanto, refrattario persino ad ottimizzare l’impiego produttivo delle ingenti risorse nazionali ed europee. Il prezzo di questa disorganizzazione lo pagano i cittadini e i singoli territori e lo paga la Calabria, che stenta a presentarsi a Roma e in Europa come un sistema definito e dotato di una strategia dello sviluppo”. Ha aggiunto Flora Sculco: “Con le nostre città che fronteggiano problemi vecchi e nuovi ognuna per conto proprio e un’articolazione dei comuni del tutto anacronistica su cui l’interveto legislativo della Regione per ridare senso ai poteri locali è ormai inderogabile, difficilmente la Calabria potrà mettersi al passo con il resto del Paese. Perciò, credo sia urgente un dibattito approfondito sull’urgenza di andare oltre la dimensione confusionaria dell’attuale sistema-regione, attraverso scelte strategiche che solo la politica può assumere. Non è facile, perché la connotazione ‘a coriandoli’ del sistema, le sue incrostazioni e vischiosità e la stessa ‘crisi della decisione’ mediata da una burocrazia non di rado paralizzante, sono la conseguenza di decenni di scelte suggestionate da un localismo esasperato e da personalistiche interpretazioni della politica. Tuttavia, è questa la sfida improcrastinabile, da cogliere e vincere, se intendiamo restituire alla Calabria protagonismo in Italia”. Infine: “E’ altrettanto urgente colmare la lacuna vistosa dell’area centrale della Calabria in sonno da anni e la cui incapacità a svolgere efficacemente funzioni istituzionali, economiche e sociali, si scarica su tutti gli aggregati urbani che ne fanno parte, inclusi Crotone e Vibo. Analizzando i fermenti in atto in Calabria, a partire dalla fusione di Corigliano e Rossano e le iniziative della città metropolitana di Reggio nonché le interlocuzioni positive delle città dello Stretto, si percepisce ancor di più l’assenza di ruolo propulsivo dell’area centrale. E s’intuisce il bisogno di dare impulsi al suo risveglio e, al tempo stesso, l’importanza di governare, con una visione d’insieme, i processi in atto in ogni territorio che debbono essere supportati e soprattutto coordinati”.