Il 3 settembre 1989 Gaetano Scirea moriva in un incidente stradale a Babsk in Polonia, dove si trovava per seguire la squadra che avrebbe poi giocato in Europa con la Juventus. Sono passati trent’anni da quel tragico evento. Era una domenica pomeriggio, e la notizia della morte di Scirea arrivò in Italia in diretta da Sandro Ciotti durante la Domenica Sportiva: “È morto Gaetano Scirea, in un incidente stradale avvenuto in Polonia, dove si era recato per seguire la squadra che sarà la prossima avversaria della sua Juventus nella coppa”. Un dolore tremendo per sua moglie Mariella e il figlio Riccardo, ma anche per gli appassionati di calcio. Perché l’esemplare correttezza di Scirea, nello sport ma anche nella vita, aveva saputo conquistare tutti, senza distinzione di maglia e di tifo. Pur giocando da difensore centrale, come si dice oggi, non è mai stato espulso in oltre 700 partite da professionista. Perché faceva della pulizia degli interventi, dell’anticipo e dello stile le sue armi. Gai, come lo chiamavano i compagni, nato come centrocampista per la sua qualità e la capacità di impostare il gioco, era stato arretrato nel ruolo di libero ai tempi della Primavera dell’Atalanta, quando faceva coppia con Antonio Percassi, da qualche anno divenuto il patron degli orobici. Arrivato alla Juve nel 1974, per sostituire Sandro Salvadore al centro della difesa, Scirea ha vinto tutto con la maglia bianconera, ereditando dall’amico e compagno Dino Zoff la fascia di capitano nell’83. Per dieci anni è stato grande protagonista anche in azzurro, prendendo il posto di un altro fuoriclasse gentiluomo come Giacinto Facchetti. Rivelò tutta la sua grandezza nel Mondiale argentino del 1978, in cui la nazionale di Bearzot incantò tutti ma giunse solamente quarta, rifacendosi nell’82 in Spagna, con quel titolo che ancora oggi viene giustamente esaltato. Scirea era il “ministro della difesa” di quell’Italia che seppe battere, in sequenza, Argentina, Brasile, Polonia e Germania. Un “fuoriclasse-gentiluomo” che nonostante il passaggio del tempo resta indelebile nel ricordo dei tifosi juventini, ma senza nessuna ombra di dubbio in quello di tutti coloro amano il gioco del calcio.