Sono circa 33mila, ogni anno in Europa, le morti causate da batteri resistenti ai farmaci e di questi circa un terzo in Italia. La speranza è quella di affilare le armi farmaceutiche con nuovi antibiotici per i ceppi multiresistenti e ne sono in arrivo 4 nuovi tipi che serviranno proprio a far fronte al trattamento dei pazienti che non rispondono ad altre cure. Ogni anno, ricorda Lucia Aleotti, membro del Cda della multinazionale con sede a Firenze, “abbiamo in Italia 10mila morti a causa della resistenza batterica, ovvero persone che muoiono perché contraggono infezioni che non rispondono ai farmaci. Per questo, abbiamo deciso di fare un accordo per portare a registrazione e far arrivare, in 64 paesi, nuovi antibiotici destinati a batteri resistenti. Non devono essere di largo utilizzo ma destinati a un uso ospedaliero, in pazienti che manifestano resistenze”. Grazie a un accordo dello scorso anno con l’azienda americana Melinta Therapeutics, Menarini ha acquisito, infatti, i diritti per la commercializzazione di quattro antibiotici che agiscono su ceppi multiresistenti responsabili di infezioni gravi, contratte spesso in ospedale. Il primo, spiega Annamaria Pizzigallo, direttore medico scientifico Menarini, “è un’associazione di un carbapeneme e un inibitore della beta-lattamasi ed è mirato alle infezioni delle vie urinarie o post operatorie. Due riguardano batteri responsabili di infezioni acute della pelle e dei tessuti molli: uno agisce sul pericolosissimo Staffilococco aureo resistente alla meticillina e un altro è un nuovo fluorochinolone, per il quale è allo studio anche un’estensione delle indicazioni alle polmoniti. Infine un antibiotico per via venosa efficace contro l’Acinetobacter baumannii, uno dei batteri ospedalieri più diffusi”. A che punto siamo? “Negli Usa sono già stati approvati e sono disponibili per l’uso ospedaliero. L’iter di approvazione presso l’Agenzia Europea dei Medicinali (Ema) è, a seconda dei casi, in corso o già terminato e si dovrà ora avviare la fase di approvazione in Italia”. I super batteri ogni anno, uccidono tra le 500.000 e 700.000 persone al mondo, provocando infezioni che fino a qualche tempo fa erano curabili con normali antibiotici, oggi diventati inutili. Si tratta di una vera e propria minaccia globale secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Diversi i motivi che ci hanno portato a questo punto. “In generale – sottolinea Pizzigallo – si registra un utilizzo eccessivo di antibiotici negli allevamenti animali e spesso il mancato rispetto dell’igiene delle mani nelle strutture assistenziali”. Ma in Italia, più che in altri paesi del Nord Europa, aggiunge, “c’è anche un inadeguato utilizzo di antibiotici ad ampio spettro, molto facili da reperire e da assumere per via orale, ma quasi sempre prescritti senza prima effettuare una ricerca microbiologica per sapere se siano realmente necessari”. A questo si aggiunge una mancata aderenza alle terapie da parte dei pazienti che, non di rado, interrompono la cura o non rispecchiano i dosaggi. “Questo fa sì – conclude l’esperta – che il farmaco uccida i batteri più deboli mentre sopravvivono e si selezionano quelli più resistenti”.