Nessuna abolizione del reddito di cittadinanza da un giorno all’altro per i percettori abili al lavoro, ma un percorso a esaurimento. Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon ricopriva lo stesso incarico nel primo governo Conte quando, nel 2019, fu varato il provvedimento che ora il centrodestra vuole modificare. Il governo punta a risparmiare sul reddito per aumentare la flessibilità sulla riforma delle pensioni, la cosiddetta quota 102. Togliere i soldi ai poveri per mandare in pensione lavoratori con 41 anni di contributi e 61 anni di età? Durigon risponde che il Governo vuole trovare una soluzione diversa a chi può lavorare.
Funzionerebbe così: dopo i primi 18 mesi, se la persona non ha trovato un lavoro, viene sospesa dal sussidio e inserita per sei mesi in un percorso di politiche attive del lavoro. Percorso che sarà retribuito ricorrendo alle risorse del Fondo sociale europeo.
Se dopo 6 mesi la persona è ancora senza lavoro potrà ottenere di nuovo il Rdc ma con un importo tagliato del 25% e una durata ridotta a 12 mesi, durante i quali continuerebbe a fare formazione. Se anche dopo questo periodo il beneficiario non è entrato nel mercato del lavoro, verrà sospeso per altri sei mesi, passati i quali potrà chiedere per l’ultima volta il Rdc, questa volta solo per sei mesi e per un importo decurtato di un altro 25%. E se si rifiuta una sola offerta congrua di lavoro, il reddito decade. Un percettore su tre sarà interessato dalla riforma. Sicuramente i 660 mila tenuti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro e probabilmente anche i 173mila che già lavorano (ma con retribuzioni così basse da ottenere il sussidio lo stesso). Infine, c’è il versante dei controlli. Durigon pensa che il sistema non debba più essere gestito centralmente dall’Inps ma sul territorio dai comuni, che conoscono meglio le reali situazioni di povertà. Con la stretta si potranno risparmiare a regime 3 miliardi su una spesa attuale di 8 miliardi l’anno. 3 miliardi che verranno utilizzati per rafforzare gli interventi verso i veri poveri e poi per introdurre quota 102: 41 anni di lavoro più 61 di età.