La Calabria è la sesta regione italiana per numero complessivo di domande per il Reddito di Cittadinanza. Gli ultimi dati ufficiali Inps, aggiornati ad una decina di giorni fa, contabilizzavano 56.871 domande. A livello provinciale la distribuzione vede: Catanzaro a 10.155, Cosenza 20.260, Crotone 7.428, Reggio Calabria 15.110 e Vibo Valentia 3.918. Questi numeri, secondo Il Quotidiano del Sud, sarebbero comunque già datati. Pur ufficiosamente, negli ultimi giorni la sede regionale dell’istituto di previdenza ha osservato un balzello in avanti di circa 10 mila richieste registrando una somma complessiva di 66.701, con un piccolo boom nel cosentino (quasi 5 mila domande in una settimana). Al di là dei valori assoluti, il dato del crotonese resta uno dei più significativi se letto in relazione all’incidenza della popolazione. In pratica, 43 crotonesi ogni mille avrebbero presentato l’istanza per il RdC. Presumibilmente il valore più elevato in tutta Italia. Al di sopra della media del paese, delle istanze in proporzione ai residenti, si ritrovano anche le altre province calabresi. Non sarà un caso se nel fine settimana il presidente designato dell’Inps, il calabrese Pasquale Tridico, uno degli ideatori del RdC, è atteso a Crotone per un evento pubblico. “Nel dato complessivo effettivamente – spiega il direttore regionale dell’Inps Diego De Felice – siamo più bassi rispetto alle proiezioni perché ci troviamo ancora in una fase di rodaggio. Solo tra tre mesi potremmo avere contezza dell’entità delle domande effettuate, della loro ripartizione territoriale e della bontà della procedura, dal momento che ancora non abbiamo erogato nulla. Il RdC è un istituto complesso oltre che innovativo, in quanto ci sono vari attori che partecipano. Le domande si possono fare presso le Poste, competenza che è stata successivamente estesa ai Caf. Le Poste hanno quindi trasmesso i dati telematicamente all’Inps. Anche i Caf devono, poi, trasmettere le domande pervenute alla sede centrale Inps, attraverso le loro procedure, quindi il passaggio telematico dei dati potrebbe essere rallentato”. Il direttore regionale dell’Inps spiega che “i requisiti sono stringenti perché riguardano l’Isee e i beni patrimoniali che prevedono oltre la prima casa e un’eventuale seconda casa che non superi i 30 mila euro anche l’elemento del reddito minimo (6mila euro). In Calabria, ad esempio, molti possono avere un minimo versato in banca. È interessante- prosegue il direttore di Inps Calabria- capire questo dato calabrese, dove abbiamo molte persone con reddito basso, ma a livello patrimoniale e bancario vi sono dati più alti rispetto alle altre regioni e ciò può essere una limitazione, ma può essere anche un dato positivo perché vuol dire che c’è una certa solidità». Sui rischi di possibili furbetti e le difficoltà sulla prima vigilanza dell’Inps da fare nei primi 5 cinque giorni dalla domanda aggiunge: «I controlli sono molto automatizzati. Quelli su di reddito e patrimonio li sta facendo l’Inps a livello centrale. I controlli sui beni durevoli (moto auto e imbarcazioni da riporto) verranno poi controllati in maniera sistematica tramite gli accertamenti dell’Aci”. “In un territorio difficile come quello calabrese l’elemento debole non è solo la struttura economico-sociale, ma anche l’invecchiamento della popolazione. Il vero dramma della Calabria. L’auguri è quello di incentivare l’occupazione. Un altro elemento che va studiato è – conclude De Felice – quello del cosiddetto caregiver, ovvero il reddito di cittadinanza può essere destinato, escludendolo dalle dichiarazioni di disponibilità immediata, per chi ha attività di cura verso familiari. Senza trascurare il possibile effetto contrasto con lo spopolamento dell’entroterra”.