Guerra in Ucraina e rincari energetici spingono l’aumento dei costi correnti per la produzione della frutta ad un +51% ma si sale addirittura al 67% per l’ortofloricoltura con un impatto traumatico sulle aziende agricole. La crisi colpisce direttamente imprese e famiglie con l’ortofrutta che è la prima voce di spesa per una media di oltre 105 euro al mese, con una inversione di tendenza nei consumi che si sono ridotti del 3%. Questo quanto emerge dall’analisi di Coldiretti su dati Crea. E’ uno scenario preoccupante per il settore ortofrutticolo che assegna alla Calabria un ruolo significativo, garantisce occupazione a tempo indeterminato e stagionale buon fatturato tra fresco e trasformato. La regione è al sesto posto in Italia per valore alla produzione. Clementine, kiwi, agrumi, fragole, nettarine, cipolla di Tropea, fino alle castagne e nocciole ma anche per molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, finocchi, patate della Sila. Un patrimonio minacciato da crisi internazionali e cambiamenti climatici che ha causato una perdita della produzione regionale. La Calabria commercializza solo il 27% della produzione aggregata con le OP (Organizzazioni di Prodotto) mentre il restante viaggia con il commercio tradizionale. A questo si è aggiunto il balzo dell’energia che ha fatto impennare i costi – sottolinea Coldiretti – dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari, dalle materie prime ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate, fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste, alla carta per bollini ed etichette fino al cartone ondulato per le cassette. E si allungano anche i tempi di consegna. Per difendere il patrimonio ortofrutticolo italiano è necessario intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con interventi immediati e strutturali per programmare il futuro – afferma Coldiretti – ma occorre anche investire per aumentare la produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità perché l’agricoltura di qualità ha bisogno di acqua.