Nel mondo si vive più a lungo, e con una migliore salute, ma al tempo stesso non si fanno più progressi per le morti sulla strada, il sovrappeso infantile, l’incidenza della malaria, il consumo di alcol e di acqua potabile sicura. Sono alcuni dei dati che emergono dalle Statistiche di salute mondiale 2019 pubblicate dall’Organizzazione mondiale della salute (Oms). Tra il 2000 e 2016 l’aspettativa di vita alla nascita della popolazione mondiale è aumentata di 5,5 anni, passando da 66,5 a 72 anni, così come è cresciuta anche l’aspettativa di vita in salute, passando da 58,5 a 63,3 anni. Dei 43 indicatori analizzati nel rapporto dell’Oms, sono stati rilevati dei miglioramenti per oltre la metà (56%). Tra questi una maggior assistenza da personale sanitario alla nascita e un calo delle morti materne da parto. Gli obiettivi globali di ridurre le morti neonatali e sotto i 5anni sono sulla buona strada, così come la bassa crescita infantile è in calo. Tuttavia si stima che 303 mila donne siano morte nel 2015 e 5,4 milioni di bambini con meno di 5 anni abbiano perso la vita nel 2017. Progressi sono stati registrati anche nel tasso di copertura vaccinale, mentre l’incidenza di malattie infettive, del fumo di tabacco, l’esposizione a fattori di rischio ambientale e la mortalità prematura da malattie non contagiose sono calati. Continuano ad esserci però disparità tra paesi ricchi e poveri. L’aspettativa di vita alla nascita ad esempio è di 18,1 anni inferiore nei paesi a basso reddito, dove 1 donna su 41 muore per cause legate alla maternità, un terzo dei bambini ha un basso tasso di crescita a causa delle carenze nutrizionali, e un bambino su 15 muore prima dei 5 anni. Ci sono però alcune eccezioni. Il maggior tasso di rifiuti per esempio si ha nei paesi del Sud-est asiatico e del Mediterraneo orientale, quello di omicidi nel continente americano e quello di suicidi in Europa.