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Dicembre,20,2025

‘NDRANGHETA, SEQUESTRATI 15 MLN A IMPRENDITORE REGGINO

Sequestrate 8 tra imprese e società commerciali italiane ed estere, 5 immobili, 10 orologi di lusso e rapporti finanziari per un valore di 15 milioni di euro. È l’intero patrimonio di un imprenditore di Reggio Calabria operante nel settore dei servizi aziendali, che avrebbe messo la sua organizzazione reticolare a disposizione di altri imprenditori espressione dell’Ndrangheta o collusi con l’organizzazione mafiosa calabrese, oggetto di confisca per una misura cautelare emessa dalla Sezione Misure di Prevenzione del tribunale di Reggio Calabria ed eseguita da personale della Direzione Investigativa Antimafia, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dello Scico con il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo diretta dal Procuratore Giovanni Melillo e della dda di Reggio, guidata dal Procuratore Giovanni Bombardieri. L’uomo è stato sottoposto anche alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per 4 anni con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o dimora abituale. La figura dell’imprenditore è emersa nel 2018 nel corso dell’operazione ‘Martingalà’ condotta dalla Dia e GdF di reggio Calabria con cui è stato rinviato a giudizio per diverse ipotesi di reato, tra cui associazione per delinquere finalizzata a riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, intestazione fittizia di beni, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. In particolare, secondo quanto emerso dalle indagini, il proposto si sarebbe rivelato il ‘regista’ di un complesso sistema illecito costruito intorno società di comodo con sede in Italia ed all’estero, di cui aveva la disponibilità diretta o mediata. L’imprenditore, attraverso regolare documentazione con fatture per operazioni inesistenti accompagnate da artificiosi documenti di trasporto, di movimenti fittizi di merci e prestazioni apparenti di servizi, avrebbe offerto ai propri ‘clienti’ una formale giustificazione per la grande quantità di denaro che convergeva verso le sue imprese. di fatto venivano simulati movimento i finanziari e di merci trasformando il complesso di società in un sistema ottimale per le esigenze di riciclaggio oltre che acquisizione fraudolenta di crediti attraverso le compensazioni fiscali. Gli accertamenti sui patrimoni dell’uomo hanno mostrato una disponibilità diretta e indiretta il cui valore era decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata e frutto di reimpiego e, in buona parte, di attività illecite. L’indagine di carattere economico-patrimoniale che permesso l’emerge di questi elementi convincendo il tribunale della ‘pericolosità sociale sia generica che qualificata’ dell’imprenditore è stata affidata dalla Dna e la Dda di Reggio Calabria al Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (Gico) della Guardia di Finanza, allo Scico e al locale Centro Operativo della Dia.

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