A volte i sogni possono incrociarsi, diventare realtà e riempire di sé i libri di storia. Così è successo all’Orafo Michele Affidato, crotonese, che ha posto nella notte del 27 luglio 2017, a trecento anni dalla prima incoronazione papale dell’icona di Maria di Czestochowa avvenuta fuori Roma, sul capo della Vergine e del Bambino i nuovi diademi che i custodi della venerata Regina della Polonia, i Padri dell’Ordine di San Paolo Primo Eremita, gli avevano commissionato. Un sogno anche per i custodi della preziosa effigie, che non immaginavano fino a poco tempo fa di poter rivedere il mattino del 28 luglio 2017, proprio nel 1 ^ anniversario della visita di Papa Francesco a Jasna Gora, e per giunta in una forma arricchita di una nuova interpretazione teologica, le corone che furono rubate alla Vergine di Czestochowa nel 1909; pochi di loro avrebbero scommesso di rivederle così come sono loro apparse alle prime luci del 28 luglio, sistemate in modo da conferire uno splendore nuovo all’icona e in modo tale da esaltare in modo sapiente la figura del Figlio e la relazione tra Madre e Figlio. Il momento della sostituzione delle corone, fino a quel momento poste sul capo della Vergine Nera e del Bambino, con i nuovi diademi è stato preceduto da una conferenza stampa, che ha avuto luogo presso il Museo del Santuario di Jasna Gora il pomeriggio dello stesso 27 luglio. Mentre i giornalisti della carta stampata e delle televisioni polacche e italiane prendono posto, qualche prelato polacco, interrogato, anticipa in qualche modo i contenuti che sarebbero stati di lì a breve espressi in modo molto più esteso: il senso dell’imminente incoronazione è da cogliersi non solo nel gesto materiale che si sta per compiere ma nella volontà di offrire alla Regina della Polonia quanto di più prezioso i Polacchi possono donarle, riconoscendole contestualmente il ruolo di guida spirituale, l’autorevolezza di un capo al quale ci si affida per una fiducia già datale in precedenza e mai tradita. La conferenza stampa si apre con il saluto del Priore del Santuario di Jasna Gora, Padre Maria Waligora, il quale, nel manifestare la sua contentezza per lo straordinario evento che si sta per celebrare, ricorda inevitabilmente la figura di Papa Giovanni Paolo II e sottolinea come la vita del Santuario di Jasna Gora si intreccia in modo sostanziale e fattivo con la vita di ciascun cittadino polacco. Gli fa eco Padre Marius Tabulski, che spiega come la festa collegata al trecentesimo anniversario dell’incoronazione del 1717 non è da intendersi solo un rilevante momento religioso ma anche un evento straordinario, così come è stato ufficialmente riconosciuto dal Parlamento polacco, per la Polonia tutta. Il Maestro Orafo, Michele Affidato, con l’ausilio della Signora Katarzyna Anna Moscinska, originaria di Czestochowa ma per lunghi anni residente in Calabria, colei che involontariamente ha cucito i sogni tra di loro, ricostruisce nel suo intervento la storia del progetto delle nuove corone, divenuto finalmente in queste ore realtà. Il Rettore della Basilica Cattedrale di Crotone, Don Serafino Parisi, ringrazia unitamente al Rettore del Santuario di Capocolonna, Monsignor Bernardino Mongelluzzi, i Padri Paolini presenti per la relazione di amicizia che si è aperta tra le due comunità e si sofferma sul tratto creaturale di Maria, sulla figura della Madre che si offre come stimolo giusto per una lettura nuova dell’offerta delle corone, sulla possibilità di ambire a rinnovare un’unica corona di relazioni rigenerate tra i figli di una sola Madre. Dopo la conferenza stampa e un momento di squisita ospitalità che i Padri Paolini hanno riservato al Maestro Affidato e al suo staff, la preziosa icona è stata calata dall’altare e adagiata su un piano di lavoro. Nel rispetto delle regole claustrali si avviano le necessarie manovre per la sostituzione. Per un momento la cronaca, la storia, l’attualità più recente, tutto tace e lo spazio si riempie del sentimento filiale che unisce i Paolini e i sacerdoti calabresi verso l’unica Madre. Per un po’ sono risuonate, nel momento preciso in cui l’icona è apparsa nuda e priva di ogni gemma preziosa, le parole del Cristo rivolte, nel dramma del martirio, dalla croce all’apostolo a lui molto caro: “Ecco tua madre!”. Così come avverrebbe fisiologicamente nella ferialità del tempo, nella quotidianità più spoglia e povera delle giornate dei più, giornate che anche Maria conobbe sulla Terra. E subito dopo sono risuonate nella memoria anche le successive parole pronunciate dal Cristo alla Madre, devastata ai piedi della Croce, in quello stesso momento storico: “ Donna, ecco il tuo figlio!”. Tutti i presenti hanno percepito vivo ed eloquente il rapporto viscerale tra Madre e figli che sia a Czestochowa che a Capocolonna si vive con immutata intensità nel tempo. Questo sentimento così percepito è divenuto momento di riflessione esplicitato nel corso dell’omelia che è stata pronunciata da Padre Arnold Chrapkoloski, Generale dei Padri Paolini nel corso della Messa officiata alle sei del mattino del 28 luglio 2017, giorno in cui la Madonna di Czestochowa è apparsa alla nazione polacca nel suo nuovo splendore. La Messa è stata presieduta dall’Arcivescovo Metropolita di Czestochowa, Monsignor Waczaw Depo. Hanno concelebrato l’Arcivescovo Emerito di Czestochowa, Stanislaw Nowav, e il giovanissimo Vescovo ausiliario di Czestochowa, Monsignor Andrzey Przybylski. Un foltissimo numero di fedeli hanno seguito il rito, con la devozione e il trasporto che connota il culto del popolo polacco così profondamente e appassionatamente legato alla sua Maria di Czestochowa, per come abbiamo appreso guardando a Giovanni Paolo II negli anni del suo papato. Tantissimi i Padri Paolini presenti e concelebranti. All’aprirsi di questa storica giornata per la Chiesa e lo Stato polacchi, fuori dal Santuario la vita scorre. Il cambiamento dei tempi, l’incalzare dei nuovi fatti storici e politici sia in Polonia che in Italia, fatti che potrebbero far apparire appannato il culto mariano, considerata la secolarizzazione sempre più pressante che attraversa la realtà globale del pianeta, cedono, nel corso di tale straordinario evento, il passo alla necessità di rendere visibile il bisogno che ogni uomo ha di ritrovare e non perdere mai la Madre nella sua esistenza. Il rito si sta per chiudere e resta palpabile la volontà di tutti i presenti di chiedere aiuto a Maria per rileggere, con il suo aiuto e secondo il suo sguardo, le vicende nuove che si affacciano sulla scena della storia, quelle dei millenials polacchi, quelle dei migranti che si affacciano sulle coste italiane e che vorrebbero raggiungere anche il cuore dell’Europa alla ricerca di una vita diversa e meno drammatica. Nel silenzio della preghiera si spera che le tensioni, le frizioni, le divergenze possano essere ricomposte tutte sotto lo sguardo materno di Maria di Czestochowa, che si possa ripartire sempre dalle ferite che segnano il suo volto, non cancellate mai per far ricordare agli uomini ciò che essi compiono e poi non vogliono vedere buttandosene dietro le spalle il ricordo.