“Sembrava un summit, non sembrava una riunione elettorale…”. Così il collaboratore Enrico De Rosa, interrogato dal pm Stefano Musolino, commenta una cena organizzata dal consigliere regionale Alessandro Nicolò, tra gli arrestati per associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta Libro Nero contro la cosca dei Libri di Reggio Calabria. “A Saline, in un agriturismo – racconta De Rosa – Alessandro fece una cena dove c’era anche Demetrio Berna e c’erano tutti i ragazzi della cosca. Giuseppe Demetrio Tortorella e Stefano Sartiano, due degli arrestati nell’operazione, sono stati intercettati dalla squadra mobile mentre commentavano la scomparsa di Pietro Nicolò, ferroviere incensurato, padre del consigliere regionale e di Giuseppe Morabito, un piccolo imprenditore edile, allontanatisi insieme in macchina da Reggio Calabria quindici anni fa, senza che a tutt’oggi siano stati ritrovati i corpi. L’utilitaria di Morabito su cui si erano allontanati fu ritrovata alcuni mesi dopo a Pellaro, nella periferia sud di Reggio Calabria, perfettamente pulita e senza un graffio, in un parcheggio. Questa conversazione assume una portata probatoria devastante. E’ noto ai due esponenti che Alessandro Nicolò sia referente politico dei Libri in seno al Consiglio regionale della Calabria, che sia stato eletto con i voti della cosca di Cannavò, la stessa cosca che gli ha ucciso il padre e comprendono, quindi, che la collaborazione di Ventura possa porre fine alla relazione politico-criminale instauratasi tra la cosca e il politico regionale”. Intanto il presidente di Ance Calabria Francesco Berna – tra le persone arrestate – si è autosospeso da tutti gli incarichi all’interno dell’associazione. Interviene anche il Governatore della Calabria, Mario Oliverio, per il quale “dinanzi a tali episodi si conferma la necessità di proseguire in una lotta intransigente contro la mafia. Mai come in questo momento non bisogna abbassare la guardia”. Nella stessa inchiesta c’è uno specifico provvedimento che riguarda il capogruppo al Consiglio regionale Sebi Romeo per un’ipotesi di reato che, per come precisato dallo stesso Procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, non ha nulla a che vedere con reati di mafia. Mi auguro l’indagine possa definirsi in tempi rapidi. Confido che sin dalle immediate successive fasi di indagine Sebi Romeo chiarisca la propria posizione in relazione alle accuse contestate”.
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