Non si placano le polemiche sulla vicenda del tema assegnato dalla docente del Liceo Scientifico “Filolao” di Crotone. Alle dichiarazioni del ministro degli Interni Matteo Salvini e del segretario della Lega di Crotone Giancarlo Cerrelli, segue una nota congiunta di Filly Pollinzi e Andrea Maestri, rispettivamente del comitato organizzativo e co-segretario nazionale dell’associazione “Possibile Mediterraneo” a difesa della docente. “Un insegnante del Liceo Scientifico Filolao di Crotone assegna agli studenti lo svolgimento di un tema che chiede: di confrontare le leggi razziali del 1938, della cui promulgazione il 5 settembre ricorrono gli ottanta anni, con il testo del decreto Salvini sull’immigrazione che ‘secondo un’opinione diffusa contiene delle istanze razziste’ e di ‘esprimere le proprie riflessioni’. È bastato un tema che stimola i ragazzi ad esercitare – scrivono Pollinzi e Maestri – il senso critico e ad adottare il metodo dell’analisi storica per il lancio di una fatwa contro l’insegnante da parte del ministro dell’interno e dei suoi proseliti crotonesi”. Per gli esponenti di “Possibile Mediterraneo”, “un insegnante liceale, a 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali, propone un tema sulle leggi razziali, cogliendo l’attualità del tema nel diffuso ritorno del razzismo nel nostro paese (dato difficilmente contestabile, basta scorrere le quotidiane cronachediordinariorazzismo.org) e chiede ai ragazzi di confrontare criticamente (“esprimi le tue riflessioni”) il contenuto di quelle leggi con quello del decreto su immigrazione e sicurezza appena approvato dal Consiglio dei Ministri e in discussione in Parlamento. Ci sarebbe da preoccuparsi se nella scuola pubblica illuminata dalla Costituzione della Repubblica di questi temi non si parlasse, si rimuovesse la storia, si leggesse l’attualità come nell’ultima delle trasmissioni urlate su Rete4. E invece no: si chiede ai ragazzi di prendere due testi normativi e di confrontarli, di esprimere criticamente e quindi liberamente le proprie riflessioni. Ciò che è fuori dalla Costituzione è la reazione intimidatoria e repressiva che viene da un ministro e dai suoi scodinzolanti valvassini. Possibile difendere quell’insegnante che ha assegnato – si conclude la nota – un tema difficile e doveroso, perché è nella scuola pubblica che i ragazzi posso sviluppare gli anticorpi culturali per non finire nel gorgo dei consumatori di notizie preconfezionate e dei telespettatori di programmi superficiali e omologanti”.