Papa Francesco ha incontrato nel Palazzo Apostolico i vescovi, seminaristi, rettori, padri spirituali e formatori calabresi, nell’ambito del pellegrinaggio a Roma organizzato dalla Conferenza episcopale calabra. Sua Santità ha voluto ricordare la storia e la cultura di cui la Calabria è impregnata: “Anche se la vostra terra a volte sale alla ribalta della cronaca portando alla luce vecchie e nuove ferite, mi piace ricordare che siete figli dell’antica civiltà greca e ancora oggi custodite tesori culturali e spirituali che uniscono l’Oriente e l’Occidente”.
Ai vescovi il Papa pone degli interrogativi: “Quale Chiesa sognate? E quale figura di prete immaginate per il vostro popolo? Perché voi siete i responsabili della formazione di questi ragazzi, con quale figura li stai (state) formando?”. Un discernimento oggi più che mai necessario, perché “nel tempo in cui è tramontata una certa cristianità del passato, si è aperta davanti a noi una nuova stagione ecclesiale, che ha richiesto e richiede ancora una riflessione anche sulla figura e sul ministero del prete”.
Una parola anche ai vescovi emeriti: “Non fate mancare nel silenzio e nella preghiera il vostro sostegno a questo processo… Chi è emerito è chiamato a servire con gratitudine la Chiesa nel modo che si addice a questo suo stato”. “Non è facile congedarsi, a tutti ci chiede uno sforzo per congedarsi”, aggiunge il Papa. “Io – rammenta – scrissi una lettera sull’argomento che incominciava con queste parole: Imparare a congedarsi, senza tornare a ficcare il naso, imparare a congedarsi e mantenere quella presenza assente, quella presenza lontana che si sa che è lì l’emerito ma prega per la Chiesa, è vicino ma non entra nel gioco. Non è facile”.
Infine Papa Francesco ha concluso l’udienza con le parole del patrono San Francesco di Paola, che nasceva proprio il 27 marzo 1416: “Amatevi l’un altro e fate tutte le vostre cose in carità”, disse il santo sul letto di morte ai suoi confratelli. “Questo si aspetta da voi la Calabria: che tutto si faccia in carità, in unità, in fraternità”, ribadisce il Pontefice, raccomandando di stare “attenti ai tribunali perché lì tante volte nasce tanta corruzione”.
“Insieme” è la parola chiave: “Camminate insieme, e la formazione in un unico Seminario o in due o in tre, ma insieme, non isolati in piccoli gruppetti… Non come tribù diverse, no, insieme, insieme con la modalità che voi scegliete. Siate coraggiosi in questa decisione, siate coraggiosi”.