L’inflazione e i rincari delle materie prime e dei costi energetici pesano sul carrello della spesa. Più della metà dei calabresi è costretto a tagliare la spesa nel carrello a causa dell’aumento record dei prezzi trascinato appunto dai rincari energetici e dagli effetti della guerra in Ucraina che hanno ridotto il potere d’acquisto. Lo sostiene la Coldiretti sulla scia di un sondaggio che fa il paio con i dati Istat sull’inflazione a marzo, dove si registra un aumento medio del 5,8% per i generi alimentari. A causa delle fiammate inflazionistiche un altro 13% dichiara di aver ridotto la qualità degli acquisti, costretto ad orientarsi verso prodotti a basso costo per arrivare a fine mese, mentre un 38% di cittadini non ha modificato le abitudini di spesa. A crescere sono anche i costi per i menu della tradizione pasquale: 4,5% per le uova, 4,9% per la carne di agnello, mentre al ristorante i conti sono in aumento del 3,6% ed i servizi di alloggio in alberghi e pensioni del 9,3%. Poi c’è la verdura fresca, con i prezzi in salita del 17,8%. Rincari anche per la pasta, per frutti di mare e la farina. Se i prezzi per le famiglie corrono, l’aumento dei costi colpisce l’intera filiera agroalimentare, con i compensi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori che hanno difficoltà a coprire i costi di produzione. Più di 1 azienda agricola su 10 è in una situazione critica che rischia di portare alla cessazione d’attività. I rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari stanno mettendo in crisi i bilanci delle aziende agricole. Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali dei costi sono le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato. In difficoltà serre e vivai per la produzione di piante, fiori, ma anche verdura e ortaggi.