“Il disegno di legge Calderoli sull’autonomia differenziata, approvato al Senato e ora in discussione alla Camera potrebbe segnare un punto di non ritorno nell’equità dell’assistenza sanitaria tra le Regioni italiane”. Lo sostiene la Fondazione Gimbe che ha pubblicato un Repòrt per esaminare le criticità del testo e analizzare il potenziale impatto sul SSN delle maggiori autonomie richieste dalle Regioni in materia di tutela della salute. “Le nostre analisi – dichiara il presidente Nino Cartabellotta – documentano dal 2010 enormi divari in ambito sanitario tra il Nord e il Sud del Paese e sollevano preoccupazioni riguardo all’equità di accesso alle cure spiegando nel dettaglio che «le prestazioni sanitarie che le Regioni devono garantire gratuitamente o previo il pagamento del ticket emerge che nelle prime 10 posizioni non c’è nessuna Regione del Sud». «L’analisi della mobilità sanitaria conferma la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord e la fuga da quelle del Centro-Sud. Il mezzogiorno ha accumulato complessivamente un saldo negativo pari a 13,2 miliardi di euro, mentre sul podio per saldo attivo si trovano proprio le Regioni che hanno già richiesto le maggiori autonomie: Emilia Lombardia e Veneto». La maggiore autonomia in termini di contrattazione del personale provocherà una fuga dei professionisti sanitari verso le Regioni in grado di offrire condizioni economiche più vantaggiose. «Ecco perché – ha affermato il presidente Cartabellotta – suona autolesionistica e grottesca la posizione favorevole all’autonomia differenziata dei presidenti delle Regioni meridionali governate dal centro-destra, dimostrando che gli accordi di coalizione partitica prevalgono sulla tutela della salute delle persone». «Stiamo di fatto rinunciando alla più grande conquista sociale del Paese e ad un pilastro della nostra democrazia».