In orario di servizio i presunti “furbetti del cartellino” si allontanavano dalla postazione di lavoro per fare acquisti, andare dal meccanico o, più semplicemente, dedicarsi a passeggiate sul lungomare. A conclusione delle indagini della Guardia di finanza, coordinate dal procuratore della Repubblica di Castrovillari Eugenio Facciolla e dal pm Mariasofia Cozza, il gip ha emesso 12 ordinanze di custodia cautelare. Nove dipendenti della sede di Rossano dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza sono stati posti agli arresti domiciliari e altri tre hanno l’obbligo di presentarsi ogni giorno alla Pg. Sono tutti accusati di truffa ai danni dello Stato e false attestazioni. “Erano talmente abituati a timbrare ed uscire – ha raccontato il cap. Francesco Coppola comandante della Compagnia di Rossano della Finanza – che anche questa mattina quando ci siamo recati a notificare le misure cautelari non li abbiamo trovati, ma erano fuori”. In sei mesi di indagini tra pedinamenti e videoregistrazioni, gli investigatori hanno ricostruito la condotta illecita dei dipendenti della struttura, il 50% del totale degli impiegati, che, dopo avere registrato la propria presenza, anche in accordo con i colleghi, si allontanavano dal posto di lavoro. Centinaia di ore lavorative, secondo quanto emerso dalle indagini, sono state falsamente attestate dai dipendenti come effettuate e quindi pagate dall’Ente pubblico per prestazioni mai svolte. Alcuni dipendenti avrebbero agito anche in accordo tra loro, scambiandosi reciprocamente il “favore” della timbratura del cartellino, consentendo ai colleghi di arrivare in ritardo in ufficio o, in alcuni casi, di non presentarsi sul posto di lavoro. Complessivamente gli indagati sono 21 circa la metà del personale che presta il proprio servizio nell’ufficio decentrato dell’Azienda sanitaria provinciale. “Un lavoro egregio – ha detto Raffaele Mazzotta, procuratore generale della Repubblica di Catanzaro – che testimonia la presenza e funzionalità dello Stato nonostante le difficoltà e le carenze di organico. Oggi mandiamo un segnale di fiducia ai cittadini, perché bisogna convincere e convincersi che l’illegalità non rende”. “Ci siamo trovati dinanzi a soggetti che già messi in allerta dalle cronache – ha sostenuto Facciolla – quando si recavano a timbrare usavano una serie di cautele e altre condotte per evitare di essere scoperti. Nonostante ciò, hanno continuato lo stesso a timbrare e poi lasciare il posto di lavoro ricorrendo ad espedienti vari, tipo imbiancare l’ingresso dell’ufficio per cercare di capire dove era posizionata la telecamera o posizionare un cartellone informativo vicino al badge”. Alla conferenza stampa ha partecipato anche il comandante provinciale di Cosenza della Guardia di finanza Marco Grazioli.