A memoria d’uomo non si ricorda di una dichiarazione così netta. Il segretario generale della CGIL che scarica il candidato del centrosinistra. Angelo Sposato, segretario regionale della Cgil, è netto: “Basta con la cattiva sanità, basta con la fuga dei giovani da questa terra, basta con il pil più basso d’Europa, basta con l’emorragia di lavoro, basta con la corruzione, basta con la prevaricazione della ’ndrangheta. E Basta con questa classe dirigente che ha segnato il fallimento del nostro regionalismo – sottolinea Sposato – e con il trasversalismo, di maggioranza e opposizione, che ha determinato solo familismo, comparaggi e clientelismo. Qui, da noi, è tutto da rifare”. Lo fa in un’intervista rilasciata al sito Noidicalabria. “Non c’è mai stata una soluzione di continuità al malgoverno della Calabria. E il Sud non è ancora capace di interpretare i bisogni veri della popolazione. È chiaro che le responsabilità più grandi sono della politica, di destra e sinistra; una politica che non riesce ad avere una spinta propulsiva”. Sposato vuole un altro presidente, perché dice “per ottimizzare gli investimenti e le opere strategiche occorre rinnovare la classe dirigente». Qualcuno dica a Mario Oliverio che il suo impegno, oggi, dovrebbe essere quello di trovare un giovane che possa guidare la Regione. E che farebbe bene a fare un passo di lato…». Chiaro come i suoi occhi Sposato, che concede a Oliverio e all’attuale classe politica il compito di formare le nuove leve. E cita il modello Corigliano-Rossano. In occasione delle elezioni per la terza città della Calabria, Corigliano Rossano, abbiamo registrato e toccato con mano un nuovo fermento. Un fermento caratterizzato dal civismo vero, da una reazione popolare che ha messo in moto (finalmente) tantissimi giovani. Ecco, Corigliano Rossano secondo me rappresenta un laboratorio su cui lavorare». Per Sposato la Calabria ha tre mali da curare: la ‘ndrangheta, la corruzione e l’ignavia: ci si accontenta di fare i sudditi, e ci si abbandona a familismi, clientele che poi rendono sottomessi a una intera classe dirigente. Chi occupa posizioni strategiche (e quindi ordini professionali, sindacati, associazioni di categoria, gli enti intermedi) deve assumersi una maggiore responsabilità per contrastare e sconfiggere forme clientelari di gestione della cosa pubblica. Una rivoluzione dolce, quella del segretario della CGIL. “La rivoluzione che sosteniamo è quella culturale innanzitutto, per battere questa logica delle consorterie, delle aggregazioni trasversali che tengono sotto scacco il futuro della Calabria. I capi bastone si facciano da parte. Spazio a nuove leve”.
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