Sulle conseguenze nefaste che la direttiva europea ETS potrebbe provocare al porto di Gioia Tauro non c’è ancora lo stop formale, ma quanto scritto nelle ultime ore sul fatto che nulla si possa fare non è vero. Lo ha chiarito Antonio Parenti, rappresentante italiano a Bruxelles con un twitter. Parenti ha precisato che quanto scritto dalla Gazzetta del Sud non corrisponde al contenuto delle risposte fornite dal portavoce della Commissione europea. La Commissione riconosce le specificità di Gioia Tauro e la discussione è in corso e vedrà una soluzione. Lo scalo è messo in pericolo dalla direttiva Emission Trading System, un meccanismo che serve per contenere le emissioni inquinanti che da gennaio 2023 deve essere applicato anche alle grandi navi transnazionali. Una decisione che rischierebbe di rendere il porto calabrese poco competitivo, con il traffico di navi cargo dirottato verso i porti africani che si affacciano sul Mediterraneo. Le risposte fornite dal portavoce della Commissione europea si riferivano all’applicazione del sistema Ets all’industria dei trasporti marittimi in generale e non alla situazione specifica di Gioia Tauro, per la quale ci dovrebbe essere una soluzione. A Bruxelles era intervenuta anche Assarmatori, che aveva incontrato la Rappresentanza Permanente d’Italia e la Commissione europea per discutere soluzioni alle sfide per il trasporto marittimo. Il Segretario Generale Alberto Rossi ha presentato alle Istituzioni europee una serie di proposte per salvaguardare i traffici, in linea con la lettera inviata di recente da sette Stati membri dell’Unione ai vertici della Commissione. All’incontro hanno partecipato anche la Vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno e gli eurodeputati Denis Nesci, Marco Campomenosi e Lucia Vuolo. Attenzione alle preoccupazioni di Assarmatori anche dalle rappresentanze diplomatiche degli altri Stati membri europei, a partire dal Belgio che avrà la Presidenza Semestrale Europea dal 1° gennaio.