L’annosa problematica della sicurezza nelle postazioni di Continuità Assistenziale, balzata agli onori della cronaca all’indomani della notizia della violenza subita da una dottoressa in turno di guardia medica nel catanese, ha trovato una prima risposta da parte dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro. Nell’ultima riunione del Comitato Aziendale Permanente (CAP) di Medicina Generale è stata discussa la circostanziata lettera sottoscritta da un gruppo di Medici iscritti alla FIMMG – Continuità Assistenziale e inviata alla Direzione strategica aziendale con la quale si chiedono atti concreti al fine di verificare la rispondenza a quanto previsto dal vigente Accordo Collettivo Nazionale (ACN) della Medicina Generale in materia di sicurezza. Il CAP, con unanimità d’intenti, ha deciso di nominare una commissione paritetica, composta da rappresentanti dei medici di categoria e da rappresentanti dell’ASP, che avrà il compito di effettuare una ricognizione di tutte le postazioni di Continuità Assistenziale sul territorio per verificarne la rispondenza a quanto previsto dal dettato contrattuale e legislativo vigente. Il nostro datore di lavoro, l’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro, è tenuto a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei medici, in particolare nelle postazioni di Continuità Assistenziale che, secondo la “Raccomandazione per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari” emanata nel lontano 2007 dal Ministero della Salute, vengono considerate tra le strutture territoriali a più alto rischio. Il nostro codice deontologico all’Art. 70 comma 1 ribadisce il concetto che: “Il medico dipendente o convenzionato deve esigere da parte della struttura in cui opera ogni garanzia affinchè le modalità del suo impegno non incidano negativamente sulla qualità e l’equità delle prestazioni…Il medico deve altresì esigere che gli ambienti di lavoro siano decorosi, adeguatamente attrezzati, nel rispetto dei requisiti previsti dalla normativa compresi quelli di sicurezza ambientale”. Per motivazioni che richiederebbero troppe pagine per essere compiutamente spiegate, soprattutto nelle ragioni del Sud la Guardia Medica, che doveva rappresentare il primo gradino della “carriera” per giovani medici, con il passare dei decenni è diventato per tanti ex ragazzi il lavoro definitivo, svolto per lo più in strutture inadeguate e prive di qualsivoglia protezione. Questa, senza tanti infingimenti, è la situazione. Si deve, dunque, intervenire con azioni incisive per assicurare la giusta serenità e la sicurezza a chi tutela la salute dei cittadini in territori difficili, tenendo accesi i riflettori per far conoscere ai cittadini il disagio del medico di Continuità Assistenziale rispetto alle carenze di sicurezza, strutturali e organizzative del nostro servizio. Quanto stabilito in sede di Comitato Aziendale Permanente dell’ASP di Catanzaro è un passo importante in tale direzione. Verificheremo, comunque, sulla base dei risultati concreti raggiunti. Non è più possibile la “melina a centrocampo” nei confronti di una categoria di medici, colpevoli unicamente di svolgere con professionalità ed abnegazione il proprio dovere, in condizioni, lo ribadiamo con forza, quanto mai precarie. La posizione della FIMMG Continuità Assistenziale trova il pieno sostegno del Segretario Generale Provinciale FIMMG, Dott. Gennaro De Nardo, che in tutte le occasioni e in tutte le sedi si è speso per il nostro Settore. Concludiamo, dichiarando di essere perfettamente in sintonia con il Segretario generale nazionale della FIMMG, Silvestro Scotti, quando, riferendosi alla nostra organizzazione, afferma: “Noi dobbiamo interrogarci su come migliorare non su come sopravvivere”.