«La vicenda giudiziaria che riguarda la presidente dell’associazione Riferimenti ripropone con forza la questione già avanzata da Sciascia, quella dei professionisti dell’antimafia». Così la deputata del Movimento 5 Stelle Federica Dieni. «Sarà la magistratura – continua la parlamentare – a chiarire se Adriana Musella abbia usato o meno i fondi destinati alla sua associazione per spese e pagamenti assolutamente privati e per niente attinenti con la ragione sociale della sua sigla antimafia. Il punto nevralgico della vicenda, però, non è questo. Il vero problema è che, negli ultimi anni, la lotta alla mafia da parte di esponenti della società civile, non tutti per fortuna, ha assunto l’aspetto di un vero e proprio business grazie ai continui fondi economici assicurati dagli enti pubblici, i cui rappresentanti, molto spesso, strumentalizzano tali erogazioni per rifarsi una verginità agli occhi dell’opinione pubblica».
«Ne consegue – aggiunge Dieni – che l’unica soluzione per evitare che simili distorsioni abbiano di nuovo a verificarsi sia quella di sospendere i finanziamenti alle sigle antimafia, il cui lavoro, molto frequentemente, si riduce alla distribuzione di magliette e all’organizzazione di passerelle per i politici di ogni colore politico». «Non è impossibile – conclude la deputata 5 stelle – seguire un’impostazione di questo tipo. D’altronde, è la stessa teoria che il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, uno dei maggiori esperti di criminalità organizzata a livello mondiale, porta avanti da anni: per fare antimafia non c’è bisogno di denaro; basta l’onestà dell’impegno e il coraggio della testimonianza».