Il ponte sullo Stretto di Messina? Rimandato con riserva. Il suo impatto economico non giustifica la spesa (11 miliardi), ma è un progetto che presenta esternalità utili e positive. L’alta velocità ferroviaria Torino-Lione? Ancora una volta bocciata, e senza riserve. Torna il team dell’analisi costi benefici, i ricercatori di Marco Ponti chiamati nel 2018 dall’ex ministro alle infrastrutture Danilo Toninelli per valutare la Tav e che con i loro report sull’efficacia della grande opera hanno fatto traballare il governo Lega/5 Stelle. La società di studi Bridges Research fondata da Ponti ha pubblicato un lavoro sul progetto del ponte sullo Stretto di Messina, il collegamento tra Sicilia e Calabria allo studio dai tempi di Carlo Magno ma rimasto lettera morta nei secoli nonostante la nascita nel 1986 della società che avrebbe dovuto costruirlo. Secondo l’analisi costi benefici redatta da Francesco Ramella, direttore esecutivo di Bridge Research, il ponte sullo Stretto trova qualche logica nella sostenibilità economica e ambientale laddove la Tav Torino-Lione invece non ne avrebbe affatto. Intanto lo studio dice che l’impatto del ponte sullo Stretto presenterebbe un saldo negativo di 3,6 miliardi in termini di costi e benefici, mentre quello della Tav supera i 7 miliardi. “Se non ci fosse un calo della popolazione e del contesto economico così come l’aumento dei costi di costruzione, l’analisi-costi benefici del ponte avrebbe presentato un saldo positivo” stima Ramella. “Il ponte sullo Stretto risulta più utile della Torino-Lione. L’opera elimina il monopolio dei traghetti e permette alle persone di scegliere come muoversi. L’idea della Tav è che i passeggeri e le merci sceglieranno i treni per convenienza. Che è tutto da dimostrare”. L’aumento di entrate per lo Stato e la riduzione dei sussidi per i servizi di traghettamento comportano un flusso netto positivo pari a 619 milioni.