Sei aspiranti sindaci e poco più di 700 candidati consiglieri, distribuiti in 23 liste. Dopo vent’anni di governo della città appannaggio quasi ininterrotto del centrodestra e dell’uscente Sergio Abramo, imprenditore prestato alla politica, in carica dal 1997 ad oggi, salvo una parentesi di centrosinistra durata solo 5 anni, il capoluogo calabrese si accinge a tornare alle urne per eleggere un nuovo primo cittadino ed il nuovo Consiglio comunale. E lo fa al termine di una campagna elettorale con molti big nazionali di partito. Da non trascurare la spaccatura nel centrodestra determinatasi al termine di vertici e tavoli improduttivi. Spaccatura che vede Forza Italia e Lega, da una parte, nel sostegno alla candidatura di Valerio Donato, docente di Diritto privato all’università Magna Graecia di Catanzaro, uscito recentemente dal Pd sbattendo la porta, e, dall’altra, Fdi in corsa solitaria, presente con la lista di partito e che candida a primo cittadino Wanda Ferro, vice capogruppo alla Camera, sostenuta anche dall’uscente Sergio Abramo. Donato, che respinge etichettature e collocazioni parlando di civismo, ha dalla sua 10 liste in cui non mancano militanti storici della sinistra ma anche molti consiglieri uscenti di centrodestra. E fuori dalle scelte di coalizione si posiziona Noi con l’Italia, che sostiene invece Antonello Talerico, presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati. Più omogeneo lo schieramento di centrosinistra, in cui si celebra l’unione di Pd e M5s. Il “laboratorio Catanzaro” si affida a Nicola Fiorita, docente di Diritto canonico all’Università della Calabria. Completano il quadro Francesco Di Lieto, avvocato e vicepresidente nazionale del Codacons, espressione della sinistra antagonista, e Antonio Campo, imprenditore già vicino a Italexit di Gianluigi Paragone.

