La sentenza emessa nella serata di ieri dal Tribunale di Crotone fa sentire i suoi effetti sugli enti locali crotonesi, in alcuni casi paralizzati o commissariati per infiltrazioni mafiose. Le condanne confermano il pieno coinvolgimento di amministratori pubblici ed esponenti politici del Crotonese nei traffici della cosca Farao-Marincola di Cirò così come aveva ipotizzato la Procura antimafia di Catanzaro nell’indagine Stige che a gennaio del 2018 portò all’arresto di 169 persone tra affiliati ai clan, imprenditori e, appunto, sindaci, assessori, consiglieri comunali. Ai quali, in alcuni casi, sono state inflitte pene anche maggiori di quelle richieste dalla pubblica accusa. Come i 13 anni di reclusione (a fronte dei 12 chiesti dal pm) comminati per associazione mafiosa a Nicodemo Parrilla, che al momento dell’arresto era sindaco di Ciro’ Marina e presidente della Provincia di Crotone; come i 15 anni e 6 mesi inflitti all’ex vice sindaco della stessa cittadina Giuseppe Berardi; come gli 8 anni comminati a Michele Laurenzano, all’epoca sindaco di Strongoli. Condanne cui si aggiungono a quelle per l’ex consigliere comunale di Cirò Marina Dino Carluccio e per due ex consiglieri comunali di Crucoli: Tommaso Arena e Gabriele Cerchiara. Senza contare che in un primo troncone del processo celebrato con rito abbreviato era già stato condannato un altro ex sindaco di Cirò Marina: Roberto Siciliani. Gli effetti di quell’inchiesta giudiziaria seguita dalle misure cautelari si sono subito riverberati sugli enti locali; nei mesi immediatamente successivi, infatti, su input dell’allora ministro degli Interni Marco Minniti, vennero sciolti quattro consigli comunali: Cirò Marina, Strongoli, Casabona e Crucoli. Ma mentre nei primi due sono stati ripristinati gli organismi democratici in seguito a regolari elezioni, gli altri due sono ancora retti da commissari prefettizi.