Otto persone sono state sottoposte agli arresti domiciliari nel corso di un blitz antidroga condotto dai carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia che – coordinati dal procuratore capo facente funzioni Michele Sirgiovanni – hanno eseguito altrettante ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del tribunale del capoluogo. Le accuse sono di detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. I provvedimenti hanno raggiunto: Giuseppe Mazzone, 49enne disoccupato di San Calogero; Antonio Ventrice, 30enne disoccupato di Pernocari; Francesco Costa, 33enne panettiere di Nicotera; Ezio Mercurio, 53enne disoccupato di Nicotera; Giuseppe Fortuna, 33enne disoccupato vibonese; Mariuccia Franza, 60enne casalinga di Vibo; Francesco Umberto Ionadi, 33enne operaio vibonese e Giuseppe Ionadi, 31enne anch’egli operario e del capoluogo.
Le indagini che hanno portato all’operazione di oggi, denominata “Calimero”, sono iniziate dopo l’episodio di danneggiamento ad un mezzo dell’Ased, azienda che gestiva la raccolta dei rifiuti di Vibo Valentia. Investigando sull’episodio gli inquirenti hanno attenzionato due fratelli, Francesco Umberto e Giuseppe Ionadi, scoprendo dell’altro: ovvero degli episodi di spaccio che vedevano protagonista proprio Fortuna.
Le riprese video effettuate dai carabinieri, così come le intercettazioni telefoniche e ambientali e i pedinamenti, farebbero dunque luce su una fitta rete di spaccio nel capoluogo gestita dal 33enne dalla sua abitazione. Si sono documentati lo smercio della droga, si sono identificati fornitori, spacciatori e assuntori, tra cui anche minorenni: le dosi venivano vendute tra i 10 e i 20 euro ciascuna. Sempre in base alla tesi investigativa, poi, Fortuna sarebbe stato aiutato nell’attività da Francesco Ionadi ma anche dalla mamma, Mariuccia Franza che, in qualche circostanza, avrebbe fatto anche da “vedetta”. L’approvigionamento dello stupefacente, poi, avveniva grazie a tra i comuni di San Calogero, Nicotera e Vibo Valentia. Secondo l’accusa a rifornire i vibonesi erano Giuseppe Mazzone, di San Calogero (detto “Calimero”, da cui il nome dell’operazione), Ezio Mercuri e Francesco Costa; quest’ultimo, di Nicotera, in più occasioni avrebbe anche fatto da corriere trasportando la marijuana col furgone aziendale con cui consegnava il pane. Quanto a Giuseppe Ionadi e Antonio Ventrice per gli investigatori avrebbero invece avuto dei ruoli autonomi.