Per combattere la ‘ndrangheta è necessario potenziare la rete tra istituzioni, magistratura e forze dell’ordine, agenzie come la Chiesa e la scuola, forze economiche e sociali e società civile. E’ questo il messaggio emerso al termine della “Giornata dell’Anti-‘ndrangheta” promossa Commissione regionale antimafia, presieduta dal consigliere Arturo Bova, e conclusa dal procuratore della Dna, Federico Cafiero De Raho. L’evento si è snodato attraverso una serie di “panel” che hanno avuto, come temi di riferimenti, i contenuti del primo testo unico anti-‘ndrangheta approvato a maggio scorso dal Consiglio regionale, su proposta dello stesso Bova. “Si tratta – ha rimarcato Bova – di una normativa che offre una serie di strumenti a sostegno dell’azione di contrasto alla criminalità organizzata e alle ‘ndrine, che ormai pervadono tutti i settori e tutti i continenti e, come hanno dimostrato anche quest’anno alcuni studi, fatturano 50 miliardi all’anno, il doppio di una manovra del nostro governo: con la nostra legge, che ha fatto della Calabria una regione all’avanguardia come è stato rilevato anche in un recente incontro con il procuratore nazionale De Raho e le altre commissioni regionali antimafia, intendiamo poi – ha detto infine il presidente della Commissione regionale anti-‘ndrangheta — stimolare la nascita di un fronte sempre più ampio di lotta alla mafia”. A confrontarsi, in una serie di dibattiti moderati dai giornalisti Michele Albanese e Arcangelo Badolati, il governatore Mario Oliverio e il presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto, esponenti della magistratura come i procuratori Marisa Manzini e Salvatore Curcio e il presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria, Roberto Di Bella, il presidente della Federazione delle associazioni antiracket, Tano Grasso, il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato, rappresentanti delle confederazioni agricole come la Coldiretti, il coordinatore regionale di Libera, don Ennio Stamile, il coordinatore nazionale di Avviso Pubblico, Pierpaolo Romani, la direttrice del Centro di giustizia minorile per la Calabria, Isabella Mastropasqua. Ha portato la sua testimonianza, parlando a una platea composta anche da molti studenti degli istituti superiori di Catanzaro, anche l’imprenditore della Piana di Gioia Tauro, Gaetano Saffioti, testimone di giustizia che da 17 anni vive sotto scorta: ” La ‘ndrangheta – ha detto Saffioti – non sono più quattro straccioni, e fa paura, ma penso che ci sia una paura ancora più forte, quella di non aver fatto nulla per cambiare le cose e per lasciare in eredità un paese migliore. Siamo noi che scegliamo: la ‘ndrangheta come la corruzione esistono perché lo consentiamo noi con le nostre debolezze. La Calabria non si sviluppera’ mai fino quando ci sara’ il nostro atteggiamento complice”. Molto intenso anche l’intervento del magistrato Di Bella, l’ispiratore del protocollo “Liberi di Scegliere” in favore dei minori che nascono e vivono in contesti di ‘ndrangheta: Di Bella ha rimarcato, in particolare, “il valore della lotta alla poverta’ educativa, che in Calabria e’ particolarmente accentuata, come uno strumento formidabile per togliere alla ‘ndrangheta l’humus sul quale prospera”. A ribadire la grande pericolosita’ della ‘ndrangheta e’ stato, infine, il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, che ha espresso il suo plauso alla legge regionale approvata a maggio scorso, definendola “una barriera contro l’illegalita’”, ha invitato tutti gli attori a fare rete e ha auspicato un potenziamento degli organici per la magistratura calabrese.