Una mostra multimediale sugli ultimi vent’anni di ricerche archeologiche che l’Università di Siena ha condotto in Marocco, che spiega le metodologie utilizzate, le attività di formazione e i laboratori, gli studi per la preservazione e la valorizzazione del patrimonio archeologico locale, è stata inaugura a Rabat. L’esposizione, ‘MedIT 98-18′, ospitata presso la Galleria Bab Rouah, organizzata dall’Ambasciata d’Italia in Marocco in collaborazione con l’Istituto di Cultura e le istituzioni locali, mette in risalto il grande lavoro svolto, grazie all’Italia, nei principali siti archeologici che ha contribuito alla ricostruzione della storia del Marocco. Il primo sito studiato e’ stato quello di Thamusida presso il quale sono state sperimentate tecniche di documentazione, diagnostica e rilievo, indagini geofisiche fino alle ricostruzioni tridimensionali delle strutture studiate. Thamusida è un villaggio sorto in età maura, diventato prima un insediamento militare romano nel I secolo d.C., poi occupato fino all’età islamica. Poi sono state svolte ricerche a Lixus, una città del nord del Marocco che già nel primo millennio a.C. era stata occupata da coloni venuti dall’Oriente, poi abitata senza soluzione di continuità fino all’epoca islamica. Attualmente è in corso il ”Progetto di preservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico del Marocco”, che si avvale di un finanziamento di due milioni di euro in tre anni, nell’ambito degli accordi di riconversione del debito marocchino verso l’Italia siglati nel 2013. Il progetto ha permesso di stipulare una convenzione di partenariato scientifico, tecnico e culturale tra la Direzione del Patrimonio Culturale del Ministero della Cultura marocchino e l’Università di Siena. Grazie a questa collaborazione sono stati restaurati e valorizzazione di alcuni importanti monumenti e siti come la Medersa di Chellah, il palazzo del governatore a Volubilis ed il sito di età maura e romana di Zilil nel nord del Marocco. Per quest’ultimo progetto sono state utilizzate tecnologie all’avanguardia come la realizzazione della fotogrammetria tridimensionale da drone, le ricostruzioni 3D e le indagini geofisiche su tutta l’estensione del sito con l’individuazione dei limiti dell’antica città romana in vista degli scavi previsti per il 2019. Nell’inaugurare la mostra, che resterà aperta fino al 28 novembre, l’Ambasciatore d’Italia in Marocco, Barbara Bregato, ha ricordato come “l’intenso programma di formazione a beneficio di archeologi, restauratori, direttori di musei, curatori e sovrintendenti marocchini, svolto da parte italiana, abbia permesso la conservazione, la valorizzazione e l’allestimento di percorsi turistici e un centro di interpretazione in quattro importanti siti archeologi presenti sul territorio marocchino: Volubilis, presso Meknes, Chellah, nella città di Rabat, Lixus, nei pressi di Larache e Zilil, nella regione di Tangeri-Asilah, nonché l’allestimento a Volubilis di un modernissimo laboratorio di restauro archeologico, il primo in Marocco, dotato di macchinari italiani all’avanguardia”