La combinazione tra biomateriali e cellule staminali rappresenta una delle chiavi della medicina rigenerativa, che si propone di riparare le strutture del corpo umano danneggiate, restituendo loro le funzionalità originali. Questo è quanto racconta SkyTg24 in un articolo. Soltanto una parte delle staminali, tuttavia, è utile al processo: ecco perché essere in grado di selezionare la componente buona delle cellule sarebbe fondamentale per compiere ulteriori progressi nel campo. È questo l’obiettivo del ‘Nanobioma’, un termine coniato dal team del Tecnologica Research Institute, un centro di ricerca del Gruppo Marrelli di Crotone. Il concetto sviluppato dall’istituto crotonese è l’acronimo di Nanometric Bio-banked MSC-derived Exosome, ed è stato descritto sulla rivista Journal of Clinical Medicine. Nonostante le indubbie potenzialità, già dimostrate a più riprese, le cellule staminali hanno delle specificità che rendono il loro utilizzo nell’ambito della medicina rigenerativa più complicato di quanto si possa pensare. Per questa ragione è cruciale un’analisi delle caratteristiche delle cellule, con l’obiettivo di farne un uso più mirato che possa estendere la loro applicazione a un numero sempre maggiore di circostanze. A questo scopo, i ricercatori del Tecnologica Research Institute hanno ideato il concetto di ‘Nanobioma’, che permetterà in futuro di sviluppare terapie sempre più efficaci. Marco Tatullo, direttore scientifico del centro di ricerca dell’istituto di Crotone, spiega infatti che con l’utilizzo delle cellule staminali e dei nuovi biomateriali sono stati già raggiunti traguardi importanti, dal risanamento di organi come il fegato al rallentamento di processi neurodegenerativi come il Parkinson. L’esperto specifica però che “solo una parte della cellula ha la capacità di agire in tal senso: con il Nanobioma si prova a prendere ‘il buono’ delle cellule staminali, per usarlo nelle future terapie su paziente”. Secondo il direttore sanitario del centro calabrese, Massimo Marrelli, una buona sanità deve costantemente sforzarsi di “creare le migliori condizioni per ottenere terapie di eccellenza con il minor costo biologico per il paziente”.