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Novembre,16,2024

LUCANO LASCIA RIACE, "ESILIO È PASSO VERSO LA VERITÀ"

Se qualcuno ha pensato che l’esilio avrebbe piegato Mimmo Lucano, sarà destinato a ricredersi. Stanco ma combattivo, la polo stropicciata come il viso dopo una nottata passata in bianco e due settimane da leone in gabbia, quello che per tutti rimane il sindaco di Riace respira. “Sono più tranquillo, sto riassaporando un po’ di libertà”, dice seduto su una panchina. “Adesso sono in giro – spiega – perché non ho ancora trovato un posto dove stare, ma ho imparato una cosa. Per resistere e ritrovare l’entusiasmo, bisogna pensare a quelli che stanno peggio di noi. E sono tanti”. Un paio di borse buttate sul sedile posteriore dell’auto, con dentro un po’ di vestiti, qualche libro, le carte del processo. Andando via da Riace, Lucano non ha portato molto con sé. “Ma io sono un militante, sono abituato”, dice, sorridendo. È dalla grande manifestazione del 6 ottobre scorso, quando si è affacciato a pugno chiuso dalla finestra di casa sua per salutare il corteo che sfilava sotto, che non lo faceva. “Voglio pensare a questo momento come ad un passo verso la verità”. Non ha ancora deciso cosa farà, dove vivrà in questi mesi di ‘esilio’ obbligato. In tanti gli stanno mostrando la propria solidarietà, non solo in Italia. “Mi hanno chiamato dalla Spagna, dalla Svizzera”, dice quasi stupito. Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi – anticipa – “sabato sarà in Calabria per un’iniziativa pubblica insieme a Mario Oliverio, anche se il governatore ancora non lo sa. Mi ha chiamato subito lui, è sempre stato molto vicino, mi ha invitato ad andare a casa sua. Non è una questione politica, ma umana”. In realtà, sono tanti ad avere offerto ospitalità a Mimmo Lucano. Amici, conoscenti, militanti, artisti, politici. “Mi ha chiamato anche Roberta Congiusta – figlia di Mario, storico attivista antimafia della Locride, morto solo qualche mese fa – mi ha detto che suo padre mi avrebbe voluto lì e mi ha commosso”, dice Lucano. Lo hanno invitato nelle rispettive città il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e quello di Palermo, Leoluca Orlando.  Lucano ancora non sa bene cosa fare, come si organizzerà, ma pensa di accettare. “Bisogna portare il messaggio del modello Riace in giro per il Paese. È una questione politica”, spiega. E il messaggio altrettanto: “In Italia c’è una parte che va verso la costruzione della civiltà della barbarie e una parte che va verso la civiltà dei rapporti umani”. Riace rappresenta quest’ultima e Mimmo Lucano è intenzionato a spiegarlo ovunque gliene sia data la possibilità. Adesso però ha bisogno di rifiatare, di organizzarsi. Lo dice il suo viso, solcato da rughe di stanchezza e apprensione. Lo dicono gli sguardi degli amici che gli stanno vicino che inutilmente tentano di convincerlo a concedersi un momento di tranquillità dopo settimane sotto pressione. Addosso, Lucano ha anche una notte complicata. L’ultima, almeno per un po’, passata a Riace. “Ieri sera è venuto il maresciallo. Mi ha detto ‘ho una notizia buona e una cattiva. La buona è che l’hanno scarcerata, sindaco, quella cattiva è che deve andare via’. Ma non subito, ho avuto il tempo di prepararmi”, racconta. Assediato dai giornalisti, Lucano ha lasciato Riace verso le 5. “Sono andato via presto, ho girato un po’, poi ho dormito in macchina, vicino allo studio dell’avvocato”. In mattinata hanno discusso per ore con i suoi legali delle prossime iniziative, del ricorso da presentare al più presto in Cassazione, dei tempi. “Di cose di diritto io non so molto, se la vedono gli avvocati, che devo ringraziare. Una cosa però io la devo dire ai ragazzi che stanno a Riace. È un momento di difficoltà, ma una soluzione la troviamo, in qualche modo ce la faremo”. [Foto Ansa.it]

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