“Sono qui, perché è mio dovere esserci dove la barbarie della criminalità ha lasciato la cicatrice più profonda nel corpo della società e della democrazia calabresi; ma sono qui anche perché credo che ciascuno di noi, in prima persona, debba impegnarsi nella battaglia per la completa riaffermazione del principio di legalità sul nostro territorio”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, intervenendo a Locri alla cerimonia di commemorazione di Francesco Fortugno, vicepresidente dell’assemblea regionale, assassinato il 16 ottobre 2005: “Un uomo mite, ucciso dalla criminalità organizzata in quello che è stato il più grave delitto politico-mafioso della storia calabrese e che si è configurato come un vero e proprio attentato al cuore della democrazia nella nostra regione”. Irto, parlando a una platea di studenti al liceo Mazzini della città jonica, ha affermato di apprezzare “il coinvolgimento del mondo studentesco, che all’indomani di una terribile domenica di 13 anni fa, si ritrovò spontaneamente e diede vita a quella che ormai è entrata nei libri di storia contemporanea come la ‘Primavera di Locri’. Assieme a quei ragazzi, quel giorno, c’ero anche io. Ma oggi non possono più bastare i ricordi perché è forte il rischio di rimanere stritolati tra l’oppressione mafiosa e la deriva di una democrazia illiberale e autoritaria. Per questo è indispensabile costruire una nuova classe dirigente. Dobbiamo passare dalla rievocazione della Primavera di Locri alla spinta verso una nuova Primavera calabrese. Una Primavera – ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale – nella quale chi è chiamato a governare deve porre in essere riforme e azioni mirate a trattenere in Calabria le energie migliori, dando loro il diritto di scegliere se partire o restare. In Consiglio regionale lo stiamo facendo, tagliando i costi della politica e mettendo le risorse risparmiate a disposizione della cultura e del diritto allo studio. Ma soprattutto, dobbiamo dar vita a una Primavera nella quale i giovani riscoprano il desiderio di impegnarsi per il bene comune, la volontà di essere protagonisti del cambiamento, il coraggio di esporsi e di fare politica”.