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Aprile,20,2024

DENIGRÒ GRATTERI, CONFERMATO IL TRASFERIMENTO D’UFFICIO PER LUPACCHINI. “IL CSM MI È OSTILE”

Confermato il trasferimento per l’ex procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini, condannato anche alla perdita di anzianità di 3 mesi. Lo ha deciso la Sezione disciplinare del Csm. Accolta una parte delle richieste della procura generale che accusa Lupacchini di avere denigrato durante un’intervista il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. I giudici avevano chiesto la sanzione della censura. Lupacchini è stato invece assolto dall’accusa di aver denigrato anche il Csm, con la pubblicazione sul suo profilo Facebook di una petizione a sostegno dell’ex procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, anch’egli trasferito d’ufficio dal Csm dopo un’indagine della procura di Salerno. Non ho mai voluto denigrare nessuno – si è difeso Lupacchini – né contestare una violazione a Gratteri. L’esistenza di un «grave contrasto» con lui «è una favola nera inventata di sana pianta». La procura generale della Cassazione avrebbe operato un «suggestivo travisamento» delle dichiarazioni rilasciate a Tgcom24. Lupacchini afferma di essere consapevole della naturale ostilità del giudice che lo accusa, e parla esplicitamente di un «pregiudizio» nei suoi confronti. Nell’intervista a TG Com 24, alla domanda di un’opinione su Rinascita Scott “ho risposto non ne penso nulla, perché non ne so nulla. E non lo so perché non esiste un canale comunicativo, stante la buona abitudine di Gratteri di evitare questo tipo di contatti, quando in realtà il Pg deve essere informato per poter esercitare le attività di coordinamento ed evitare sovrapposizione di indagini”. Il termine evanescente utilizzato da Lupacchini si riferiva a molte operazioni della procura di Catanzaro, antecedenti a Rinascita Scott. Che risultassero evanescenti le precedenti indagini – ha sottolineato Lupacchini – ne parlavano anche i giornali. C’era una querelle sugli annullamenti delle misure cautelari operati dalla Cassazione. Non ho detto assolutamente nulla che non fosse già noto a tutti e che io ho anche rappresentato al Comitato di presidenza del Csm, al Pg della Cassazione e al ministro della Giustizia, cioè i titolari dell’azione disciplinare». Ma la difesa non è bastata. I giudici gli hanno dato torto.

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